Tu Eri Solo Una Gatta

Ieri sera qualcuno ti ha investito.

Quel qualcuno non si è fermato e ti ha lasciato lì a morire a bordo strada.

Tu eri solo una gatta.

E quell’individuo resta un povero stronzo. Codardo e vile. Che spero con tutto il cuore si stampi contro un guard-rail (non nell’ora di punta che altrimenti dà fastidio a chi lavora), mentre le auto passano. Ignorandolo.

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Tu eri solo una gatta, del resto.

E qualche vicino ti aveva pure preso a scopate facendoti quasi perdere un occhio. Perchè anche se non si chiamano Rosa&Olindo, non vuol dire che siano brave persone.

Quando succedono episodi così, rimpiango i racconti della nonna, che mangiava i gatti per fame; non li picchiava perchè entravano nel suo giardino.

Ieri sera qualcuno ti ha investito.

Qualcuno che magari a casa sua ha un cane o un gatto e insegna ai suoi figli l’amore per il prossimo. Qualcuno che forse nemmeno si è accorto di te, qualcuno che so, si accorgerà di ben altro. Perchè accadrà. Non ne sarò testimone, ovvio. Ma ne sarò consapevole. E, per come sono, mi basta.

Non ho mai avuto una preferenza per te, io preferisco tua madre, Nala, perchè più fiera, meno dipendente dal mondo che la circonda. Le stavi talmente addosso che arrivava a soffiarti infastidita; e tu, anzichè mettere giù il muso facendo la permalosa, le leccavi le orecchie. Finchè non ti tirava una zampata sul muso.

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Tu eri solo una gatta, in fondo.

Da quando qualche settimana fa ho messo le mani nella terra per togliere i sassi e prepararla per l’orto e ho visto che moltitudine di esseri viventi ci sono là sotto, ho smesso di uccidere ragni, cimici e qualsiasi insetto mi capiti intorno. Quando riesco, li accompagno fuori di casa. E vorrei fosse possibile anche accompagnare le persone inutili fuori dalla mia vita: prenderle a braccetto sulla destra, con la sinistra aprire la porta, lasciare il braccio e dire “bene, ora puoi andartene a fanculo, sempre dritto”. Ho anche pensato di prendere un geco per le zanzare. Vi lascio immaginare la reazione del mio coinquilino. Credo si stia informando sui manicomi in zona.

Una volta mi sono fermata per strada perchè c’era un gatto moribondo, con un orbita fuori e sangue dappertutto. Le macchine lo schivavano e non un cane che si fermasse. E scusate la freddura involontaria. Mi sono messa di sbieco sulla mia parte di carreggiata, intasando il traffico, finchè un ragazzo ha accostato e ha fatto defluire le auto mentre lo spostavo a bordo strada, trascinandolo piano mettendo sotto di lui un sacco della spazzatura per non fare attrito. Ho chiamato il numero della mia veterinaria di allora che non ha risposto. Mi ha richiamato 2 ore dopo, quando il gatto era già morto. Chiaramente ho eliminato il numero di quella veterinaria “sempre reperibile 24ore su24”. Forse sfiga vuole ho chiamato alla 25esima. Ho pianto tanto quella volta, fino a sentire le vene della fronte pulsare. Per l’indifferenza della gente. Delle auto che lo schivavano come nemmeno Tomba nei suoi periodi migliori. Perchè sappiate, che chi si comporta così con un animale è il primo che passa a rilento accanto ad un incidente stradale solo per il gusto di vedere cosa sia successo. Per fare una foto o un video. Quel gatto probabilmente era di qualche bambino o di un vecchietto e meritava di essere portato al riparo da un cranio spappolato. E anche fosse stato randagio, lo meritava comunque.

Respiravi ancora quando sei stata caricata in macchina verso la veterinaria. Veterinaria che si è fatta pagare per auscultare il tuo cuore fermo e per constatare la tua morte. Che razza strana, quella umana. Non so nemmeno spiegarmi cos’abbia in comune il sostantivo Umano con l’aggettivo umano. Ma queste sono pippe leopardiane.

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Tu eri solo una gatta, Macchia.

Ieri qualcuno ti ha investito.

E a me, oggi, fa un po’ schifo gran parte del genere disUMANO.

 

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