Con quali occhi guardi il mondo intorno? Con quali occhi guardi chi ti sta vicino? Con quali occhi accetti lo schifo e l’incomprensibile?
C’è chi soffre per tragedie lontane, per ingiustizie vicine, per diritti negati, per dignità calpestate.
E c’è chi se ne fotte, perché tanto ha il proprio culo comodo, toccato solo dalla seduta di un divano. Che si anima giusto se dondola un poco.
Io faccio parte della prima specie.
Senza una pelle che mi protegga dai raggi delle ingiustizie e che mi tenga a terra durante le botte di gioia improvvise.
Per le guerre.
Per i diritti negati.
Per Madre Natura.
Per i malati ingiustificati.
Per chi fa del bene a rischio della propria vita.
Per chi attraversa il mare e i deserti in cerca di sole e di acqua.
Per chi vive sotto scorta per aver detto la verità.
Per i bambini che non possono esserlo.
Per chi si batte ogni giorno per rendere tutto migliore.
Io non riesco a non pensare a quella bimba, di poco più di un anno lasciata sola per giorni, nella sua merda e nel suo piscio a guardarsi intorno, a sentirsi sola e abbandonata, magari a chiamare qualcuno che dovrebbe solo stringerla a sè e dirle che va tutto bene.
Come fa il sole a continuare a sorgere ogni giorno?
Come fa l’uomo a non autodistruggersi con le sue stesse armi?
La direzione sembra proprio questa e a volte vacillo anch’io. Vacillo perché mi sembra inutile ogni sforzo. Ogni piccolo gesto, ogni piccolo passo.
Ma continuo a farli, perchè non riuscirei a guardarmi negli occhi se facessi finta di nulla.
E continuerò a sentire male, lo so.
Ma il mio culo non vale più di quello di un altro. E siamo tutti sulla stessa barca.
E un divano serve a nulla in mezzo al mare in burrasca.