Timoni e timori

Hai visto? Oggi non ha nemmeno pianto quando l’hai lasciata da noi!

Da noi riordina tutti i giochi dopo che li ha usati!

E si lascia anche fare la coda!

Chissà se sarai gelosa della tua sorellina piccola!

Sicuramente avrà qualche crisi i primi tempi!

Dai vieni qua a darmi un bacio!

 

Ecco, io invece una semi-crisi ce l’ho ora. A quasi 33 anni dove chiunque intorno mi fa notare, benevolmente o no, che sbaglio in qualcosa. Per usare un francesismo nonostante la mia baguette arrugginita, mi sono rotta il cazzo. Di consigli non richiesti, di critiche gratuite, di silenzi con alzate di sopracciglia o roteate di pupille.

Non ho mai voluto essere una madre in senso lato, nel senso, non spero mia figlia diventi una ballerina, non compro vestiti rosa, le taglio la frangia in maniera discutibile e le parlo senza versetti dudududadada. E sia chiaro, a me non importa come parlate voi ai vostri figli; a me importa che i miei capiscano la differenza tra giusto e sbagliato, che imparino che non esiste solo il proprio orticello e che siamo tutti uguali e con gli stessi diritti. Non le chiedo mai baci, nè abbracci e quando glieli chiedono gli altri (suo padre compreso), dentro ribollo. Anche a me continuavano a dirlo da piccola e non ho mai sopportato il contatto fisico forzato. E tutt’ora (covid a parte) non amo abbracciare, salutare con baci o toccare le persone mentre parlano. E secondo me c’entra qualcosa con l’infanzia. Così da ignorante.

Mi sento costantemente imperfetta e voi penserete che siano gli ormoni da donna incinta a farmi altalenare dalla furia più cieca per un cacciavite appoggiato tra le mele in dispensa e l’adorazione per una torre di lego appena dietro la sedia pronta ad esplodere in mille parti quando senza accorgermi, la sposto per sedermi. Tutte le mamme che leggeranno mi diranno di esser sulla mia stessa barca. E vi ringrazio. Diciamo che a volte vorrei qualcuno prendesse il timone per me e mi dicesse “tu vai pure sul ponte a prender il sole” – non sentire una voce maligna che quel ponte vorrebbe fartelo usare per lanciarti di sotto. Mica per ammazzarti, no. Ma per tuffarti in quell’acqua blu che tutto ovatta, e lasciarti cullare dove vuol portarti lei, mica dove per forza devi recarti tu: a passar il folletto per raccattar su gatti di polvere, a controllare la putrefazione del formaggio dimenticato in un angolo nascosto del frigo, a controllar sul calendario se oggi è il giorno dello scrub viso. Sì, perchè dopo aver sbagliato giorno del vaccino pertosse, ho deciso di segnarmi pure quando faccio lo scrub viso. Non segno se cago o meno perchè in quello sono regolare.

Da qualche parte ho letto queste parole:

“Lo sapevi che i bambini tengono le loro emozioni più forti per quando arriva la mamma e questo accade perché è con chi si sentono più sicuri di mostrarsi così come sono, si sentono felici e appagati. A differenza di quello che si pensa non è perché sono troppo viziati dalla madre, è semplicemente perché tutte le sue emozioni trattenute durante la sua assenza vengono fuori quando la vedono.”

Non so se le abbia scritte una mamma in semiCrisi per darsi una spiegazione o una psicologa per trovare pazienti. In entrambi i casi voglio crederci. E voglio anche rincuorare tutte quelle mamme che si sentono dire le frasi riportate all’inizio, non siete sole e se volete ci troviamo in barca insieme; dirigiamo il timone a turno, mentre le altre si sollazzano beate.

Che di capitani, a parte il Findus, non ne vedo moltissimi.

Meglio arrangiarci tra noi Piratesse.  O sirene, che dir si voglia. Anche se, al momento, come dimenzioni, mi sento più una Ursula.

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