IT – il parto

Si sconsiglia la lettura del pezzo ad un pubblico non ancora in travaglio. L’autrice declina ogni responsabilità per danni psicologici causati a terzi dalla lettura del pezzo. Questa non è un’opera di fantasia. Personaggi, luoghi ed aneddoti non sono frutto dell’immaginazione dell’autore e sono da considerarsi reali.

Oggi è una settimana che Borly è fuori dalla mia pancia, ma sempre più dentro al mio cuore. Borly è Mia, di nome, di fatto, di sangue. Devo ancora realizzare un po’ di cose, ma pian piano ce la farò.

Molte di voi mi chiedono “ma com’è andato il parto? Dai raccontaaa!” –  Partendo dal presupposto che sono estremamente convinta che il parto è come il Fight Club. Prima regola del Fight Club: non parlate mai del Fight Club. La seconda regola del Fight Club è che non si parla del Fight Club. Ma visto che insistete…

Premessa doverosa: ogni parto è a sè. Per questioni di privacy non userò i nomi reali dei partecipanti. Esatto, partecipanti: perchè il mio parto é stato una sorta di festa con cori e ultras.

L’ostetrica che mi ha seguito durante tutto il travaglio e il primo tempo del parto la chiamerò BiOnica, per la sua pazienza immensa, cuore gigante, competenza lunare. Il ginecologo presente nel turno sarà Cirio. L’ostetrica che ha acchiappato Borly, Singer e le altre ragazze presenti le chiamerò “le Gospels”.

Si pensava di indurmi il parto col palloncino. Già mi immaginavo in versione IT, coi capelli sparati e un palloncino nell’utero anzichè in mano, in giro per i corridoi dell’ospedale alla Shining a ripetere alle degenti “lo vuoi un palloncino?” e invece no. Amico collo utero era già appianato e c’era già una minima presenza di amica dilatazione, al che si è optato per una passata di gel; che si sa – bagna un po’ ma lascia in ordine tutto e l’importante è che non faccia effetto posticcio.

L’effetto su di me è stato più che posticcio, massiccio. Di turno c’era la povera BiOnica, che recuperato il convivente da un sonno che avrebbe rincontrato solo il giorno dopo, mi ha lanciato sotto la doccia calda per allietare i dolori (fin lì riuscivo ancora a controllarmi contando le piastrelle di rivestimento del bagno – se vi interessasse sono 7×8 per parete). L’acqua a me aiuta, mi rilassa, ma questo già si sapeva.

I dolori aumentano gente, non raccontiamo balle. Alla domanda di Cirio “ma mi diceva per l’epidurale che non può per il tatuaggio, ma è davvero così importante?” io gli mostro la schiena e la risposta è “come non detto”. Una un po’ se le va a cercare – direte voi.

Il passaggio da doccia a vasca dista un paio di corridoi, corridoi che dividono gli esseri umani da quelle partorienti sovrumane. Spero siano dotati di pareti insonorizzate, perchè sono suoni che gli umani non partorienti non possono capire. Credo sia per quello che la leggenda narra i gatti siano spariti dal paese e finiti nei piatti delle nonne venete o della mensa dipendenti. Gli ultrasuoni emessi dalle gravide in travaglio li hanno fatti fuggire. Altro che boato da rottura del muro del suono da parte di aerei caccia.

Musica messa, luci soffuse, vasca pronta. E no, niente Aquaman Jason Momoa che emerge dalle acque col tridente e gli addominali tatuati. Ad attendermi c’è il coinquilino, coi pantaloncini corti e gli occhi già dal sonno cerchiati.

“Complimenti per il look al marito, con sto caldo i pantaloncini sono perfetti” sentenzia Cirio in un momento di solidarietà maschile.

BiOnica è impegnata a rassicurarmi, coccolarmi, spronarmi. Io per circa 120 minuti sento e vedo solo gridare, fisso le fughe delle piastrelle (comincio a pensare di avere un debole per le ceramiche). Borly forse non è posizionata perfettamente e per questo non mi lascia respiro, ma è forte e non cede un attimo. Io qualche momento di cedimento, invece, ce l’ho.

Dalla vasca al materassino per terra è questione di caldo. Non dei 30 gradi fissi della sala parto, ma dell’effetto soporifero che l’acqua calda ha su di me. A terra io, dall’alto Cirio sottolinea a BiOnica la grossezza del bambino e la conseguente obbligatoria scelta di trasferirci poi su quel mega lettone con staffe, sbarre, e qualsiasi cosa possa servire per attaccarsi anzichè staccare le braccia ai compagni spettatori. “é grosso BiOnica, il bambino è grosso”

Il che ti rincuora molto quando sei lì urlante e impotente. Uno che ti ripete la parola GROSSO sgranando gli occhi. Ma BiOnica crede in me e in Borly e ci dice che siamo snellissimi e bravissimi. Lei e il convivente fanno squadra mentre io mi sento far pena perché non riesco a respirare, non riesco ad abbracciare il dolore, riesco soltanto a gridare al coinqulino “il prossimo figlio lo prendiamo su Amazon, che abbiamo pure Prime, così ci arriva il giorno dopo!”.

Tutti ridono. E pure Cirio sembra più umano. Ora non ripete più che è grosso il bambino. Ora sta insultando i tatuatori che non informano le donne che con inchiostro su tutta la schiena non potranno poi fare l’epidurale. Mica per bontà nei miei confronti, ma per pietà per i suoi timpani. Il mio corpo funziona, ma la mia testa sta facendo le bizze e firmo per il consenso al cesareo. Cirio chiama tutti i reperibili per la sala operatoria. Ma se io mi sto arrendendo, BiOnica e il coinquilino no. E dopo un’ultima verifica, BiOnica mi dice che sono a 8. Non con Borghese su 4 ristoranti. E no, non è lui con il suo punteggio che può ribbbbaltare la situazione. Posso farlo solo io, con Borly. Insieme.

Pac. BiOnica si scansa, il convivente si scansa. Esploso il sacco. Non si tratta di attentato, giuro. Anche perchè in tal caso avrei mirato Cirio. “Oh BiOnica, ma se ti cago addosso, dimmelo” – “Certo, ma non preoccuparti che mica me la spari addosso”. Sono questi i discorsi che ti rendono amico qualcuno. Mica colore o piatto preferito. La cacca è il vero argomento tra i veriveri amici.

“il bambino è grosso, prepariamoci nel caso a tagliare”. Li mortacci. Non voglio più sentire la parola GROSSO per i prossimi 3 anni almeno. L’accetto solo se accompagnata alla parole HO UN ASSEGNO PER TE. Altrimenti shhhhhh.

Mi sposto sul letto serio, quello dei film, dove i bambini escono puliti e laureati, dove le partorienti al massimo si scompigliano la frangia. Dove i dottori di turno tirano su i neonati come Rafiki catta su Simba di fronte a tutti gli amici della Savana – aaazivegnaaabadidiabaZivegnaaaeovegnaaa.

La squadra operatoria nel frattempo è arrivata ma Cirio è passato a fare il tifo per me – la paziente è dilatata e ha deciso di provare. Il bambino è grosso.

Grrr.Osso.

BiOnica mi lascia nelle mani di Singer che abbassa le luci pronti per il rush finale. Atmosfera. Il coinquilino al mio fianco che non si è preso manco una parolaccia. Le Gospels in pole position davanti alla mia patata pronte con trombette e striscioni. Vietati i fumogeni altrimenti rischiamo di perderci Borly per strada senza razzi di segnalazione.

E si spinge. Nei film le partorienti sono belle, stanno dando la vita. Quasi poetiche. Io mi sento un kebab colante, i crampi alle gambe e il volto in fiamme. Ma come ad un pitstop di Formula 1, il coinquilino mi rinfresca il viso, Singer mi massaggia il crampo, le Gospels motivano il mio Io “dai dai che ci siamo, forza, forza che Borly è qui vicino – papà vieni a toccare la testa!!”

E lui lo fa. “Dai mamma toccala anche tu” – Ringrazio per l’invito ma facciamo che la testa la tocco una volta uscito anche il resto, giusto per esser più tranquilla dai. Ma grazie per il pensiero. Boccia d’olio per far scivolare la testa..dato che è GROSSO. Tutti fanno il tifo per noi Borly, pure Cirio da lontano (che ormai avrà il mal di testa dopo le mie urla).

E nel mezzo di una spinta ti tuffi di testa da Singer e le Gospels esultano. Alle ore 5.55 circa. Il papi ti vede color blu oltremare ancora fatta su a pallina. (da piccola leggevo i nomi dei colori sui pastelli della Giotto e questo Oltremare mi ha sempre affascinato). Una GROSSA pallina. Ti passano un panno e diventi rossa e poi un altro e ti trasformi in rosea. Come quei soprammobili che prendi in tutti i parchi a tema che da blu si trasformano in altri colori a seconda della temperatura.. tu Borly ti trasformi da pallina dentro di me a miracolo di fronte a me. Strizzi gli occhietti color blu dei micini di fronte alla tua mamma kebab e stai sul mio petto così, con tutti intorno che esultano, con mamma che non ha mai sfornato niente di così meraviglioso. Anche se un paio di torte salate alla zucca ci sono andate vicine. Cazzate ovviamente. Manco Cannavacciuolo e Cracco in combo potrebbero realizzare qualcosa di così tanto perfetto.

“Ora ti facciamo una punturina per la contrazione per espellere la placenta”. Che culo. E tu che pensi che le contrazioni siano finite e lontane. Ma tranquille, dà più fastidio un’unghia limata male della punturina di ossitocina nel fianco della chiappina. Esce la placenta. “Sembra proprio la corada che cucina mia madre”. Per questo io amo il coinquilino. Perchè lui vede potenzialità di alta cucina anche nella mia placenta. Lui ci vede una corada, io una pizza maxi. Perché io preferisco il carboidrato rassicurante. 800 grammi circa contro i classici 450. Chiederò a Gerry Scotti se esiste una categoria a parte per un Guinness World Record. Chissà Borly cosa ci vedeva..magari prima o poi glielo chiederò. A proposito..Borly è una lei.

Taglio del cordone, papi con esperienza decennale in tagli di cavi elettrici trova il cordone duro e nervoso, di ottima fattura. Eh beh. E poi via di bagnetto e misure. 53 cm per kg 4.070. Cirio avevi ragione: è GROSSA. Grossa d’amore.

E mentre il papi impara a far il bagnetto alla sirenetta (che sa già nuotare ma non vuole umiliare papà in questo momento così emozionante per lui), Singer si occupa di me, rattoppandomi come un elegante arrosto e regalandomi una lingerie sexy da lottatrice di sumo. E tra risate e discorsoni immagino stia preparando la copertina per Mia con tutto il filo che sta usando. Chissà se potrò usare ancora la mia patata..in quel momento te lo chiedi seriamente. Come ti chiedi se riuscirai ancora a fare la cacca. Perchè anche la semplice scritta “SPINGERE” sulle porte ti mette un po’ d’ansia addosso.

Crampi passati, pancia molliccia, pannolone in posizione e leggerezza di una nuvola. Sono leggera, non perchè senza Borly, ma perché Con Borly. Con i suoi occhi, le sue mani, e i suoi piedoni che mi scalciavano tanto.

BiOnica viene a salutarmi in camera e ci parliamo anche nei giorni dopo. A borly parlerò di lei, di come ci ha aiutato a conoscerci, di come ha creduto in noi senza mollare mai.

Come le racconterò anche del suo papà, di quanto siamo fortunate ad averlo in cucina e accanto, ogni giorno della nostra vita.

Quelle che vi dicono che i dolori del parto si dimenticano, mentono. Ma è una bugia innocua, quindi non arrabbiatevi troppo. Sorriderete guardando la vostra torta. Dolce o salata che sia.

Buon travaglio a tutte.

E a te, Mia Borly, buona prima settimana di Vita in questo pazzo mondo.

E per voi che mi pensate e ci volete bene, scoreggina puzzolente dalla Borly.

Che ha il musetto di un angioletto, ma una produzione culifera degna di lucifero.

 

 

 

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