Amala, Pazza Razza, Amala!

La celeberrima Sunday League. L’intramontabile Champions del sabato pomeriggio.

Tutto pur di vincere un ingresso al Pronto Soccorso.

Ci sono infermiere che ormai partono coi cori da ultras solo al vedere i colori della maglietta. Tecnici della radiologia che azionano i raggi X illuminando a vista tutto il reparto al solo udire i lamenti degli atleti.
Il calcio per il maschio è come la scritta “Saldi” per la femmina: chiusura totale della carotide e zero ossigenazione al cervello seguita da trasformazione in esseri rabbiosi in cerca del 150esimo smalto. La sfera rotonda con pentagoni neri ed esagoni bianchi dà lo stesso effetto: 24 animali rabbiosi (22+2 ancora più storditi che li allenano per i combattimenti) pronti a polverizzarsi per…per…ecco, questo me lo sono sempre chiesta. Per i soldi no, perchè la maggior parte di quelli che conosco si pagano pure i calzoncini. Per il tifo no, perchè a parte i familiari compatenti, vecchietti che abbandonano temporaneamente il torneo di scopa e fidanzate costrette, non c’è nessuno. Per le foto degli amici no, perchè solo Beckam può mettersi in posizione ginecologica con un mocio vileda in testa e non sembrare ridicolo.
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Quindi gradirei una spiegazione, una motivazione valida per sfasciarsi ogni volta.
Perchè di feriti ce ne sono sempre. L’ultimo in ordine di tempo che mi ritorna in mente è D.P. (che non sta nè per una bestemmia biblica, nè per Del Piero); per infinito affetto e ancor più immensa derisione ho deciso di non svergognarlo pubblicamente. Chiunque lo riconoscesse nelle mie parole, si trattenga dal contattarlo con messaggi vocali fatti solo di risa scroscianti.
D.P. nasce negli anni 70, cresce con i miti di Michel Platini (Michel che quasi come premonizione diventerà Michelle in uno dei suoi amori adolescenziali) e Falcao (il cui nome gli tornerà in mente negli anni futuri ogni volta che berrà le pozioni energetiche color Nesquik). D.P. cresce con lo sport nel sangue (ma solo lì), tra tagli, ferite e sconfitte. Ma insiste. Perchè nel suo sangue misto scorre anche la caparbietà e l’ostinazione della dinastia tolemaica, che lo fa piegare, ma non spezzare. Fino allo scorso weekend.
X1.
Che non é il nome di una discoteca o di un sito di incontri o di una nuova consolle. Ma è PERONE nel gergo giovanile.Elegantemente chiamato Fibula.
Andato.
Fratturato.
E io che pensavo ce l’avessero solo i polli la Fibula, quell’ossicino da rosicchiare.
Un mese di stop per l’astro cadente del Ciapaelbalun. Mese nel quale forse deciderà definitivamente di appendere le scarpette al chiodo e di spargere nel lago le ceneri energetiche, che gli daranno sì energia, ma a quanto pare calcio per le ossa poco nulla.
Ci pensano gli avversari a dargli calci nelle ossa. Povero D.P.
I suoi colleghi dell’ufficio spedizioni lo attendono con ansia e con tante packing-list.
Gli auguro una prontissima guarigione e sono sicura che alla prossima le infermiere lo accoglieranno con un unico coro:
“Non è un brasiliano però che goool..che faaa..Il fenomeno lascialo là,
noi vogliamo solo la fibula!” 

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