“Da quella postazione, rinfrescato a dovere dall’aria condizionata, alto sopra Century City (non molto lontano, quel nido di vipere che era Hollywood), Kennedy Marr riusciva a vedere a est il centro di Los Angeles sobbollire nell’afa di luglio. «Sobbollire». ’rcatroia, questi americani. Viveva lí da otto anni e ancora non aveva capito che cosa volesse dire «sobbollire». Una via di mezzo tra «bollire» e «non bollire»? Ma allora non sarebbe stato meglio «schiattare dal caldo»? Amen: erano da poco passate le undici della mattina e già si schiattava dal caldo. Questa città idiota, questo insulto alla natura: ritagliare un giardino rigoglioso da un bacino desertico. Tanto valeva mantenere una serra di ventimila ettari nel bel mezzo dell’Artico.”

Ho scoperto John Niven per caso e sono rimasta folgorata. Grezzo ma brillante. Pungente ma non subdolo. Scurrile, ma non eccessivamente fastidioso.

Se trovassi un maschio bianco etero come il protagonista probabilmente gli sputerei in faccia, anche se so sarei probabilmente prima vittima del suo fascino rude senza troppi fiocchetti.

Fortunatamente non è uno di quei romanzi dove arriva la crocerossina di turno a salvarlo, perchè in tal caso avrei spento al volo l’ebook reader.

Un uomo così succube del suo pisello da essere quasi fermato dal suo pisello stesso. Che storia del cavolo, anzi, del pisello proprio.

Consigliato:

• a chi non si schifa da troppe parolacce
• a chi vorrebbe così tanti soldi da non sapere cosa farsene
• a chi crede nelle redenzioni

Sconsigliato:

• ai fan dell’umiltà
• a chi non ama il mondo di Holliwood
• a chi non ama la parola troia ripetuta in ogni pagina