Coi numeri son sempre stata una frana. Ho sempre preferito le parole. Non ricordo le date, non mi interessano gli auguri il giorno del mio compleanno, però più cerco di evitarli, più i numeri si mettono in mezzo. Perchè puoi stare male per aver perso qualcuno, ma è solo quando guardi il calendario e vedi che sono passati circa 4 mesi e 11 giorni, ovvero 131 giorni, ovvero 18 settimane e 5 giorni che tutto sembra più pesante. E non credere di essere così importante nel tuo star male, il mondo va avanti lo stesso, fuori tutto è immutato.

Anche se nel tuo oggi qualcosa o qualcuno é rimasto Ieri.

Fuori tutto é immutato e continuo, come una routine che giorno dopo giorno ti porta allo 0.

150 km

180 minuti

7’500 bugie

1 vuoto

Quando impari a contare non sai ancora che i vaffanculo che dovrai urlare saranno sicuramente di più delle dieci dita che hai sulle mani. Anche se ti impegni con gli alluci, saranno comunque di più.

Le tabelline poi, un incubo. Una menzogna. Perchè se 2×2 fa 4, non è vero che se ti sbatti x 3 diventi 3, sempre una sola resti.

A capire che le frazioni potevano essere proprie, improprie e apparenti non ci ho messo moltissimo, che poi se ci pensi bene sono un po’ come le persone: proprie (a te care), improprie (per te inutili) e apparenti (che prima fanne le care e poi si rivelano inutili).

Sono affascinata da chi è capace di fare i calcoli a mente, quelli difficili come le divisioni a due cifre. Per me è uno spigolo sul mignolino anche una minima sottrazione a due numeri. Chi calcola a mente è per me è una sorta di essere magico. Come gli UNicorni. Che a ben pensare c’è un numero pure lì.

La gente la si deve far sorridere, lo so. A 54 denti, 54.

Per oggi ne ho 50mila.

 

Lacrime.