“E’ sepolta sotto una betulla bianca, vicino ai vecchi binari della ferrovia. La tomba è segnalata solo da un mucchietto di pietre, nient’altro. Non volevo attirare l’attenzione sul luogo in cui riposa, ma nemmeno potevo abbandonarla all’oblio. Dormirà in pace, lì; a turbare la sua quiete solo il canto degli uccelli e lo sferragliare dei treni.”

 

Da piccola, mentre viaggiavo in auto con mamma e papà, mi piazzavo col muso verso gli automobilisti dietro di noi, li fissavo e se mi sembravano simpatici, li salutavo con mega sorrisi fintissimi che ora uso solo nelle foto di instagram.

Ora, che viaggio soprattutto posto passeggero con alla guida il mio coinquilino, non saluto più nessuno, tranne i bimbi seduti dietro col muso verso la mia direzione. Però fisso tutti, immaginandomi le loro vite. Un po’ come fa la protagonista alcolizzata di questo romanzo. Non fosse che io sono astemia, avremmo in comune molte cose, compresi gli uomini psicopatici intorno a noi.

Io me lo sono letta tutto d’un fiato, sperando non mi lasciasse troppo amaro in bocca, purtroppo così non è stato, ma sarà perchè faccio fatica ad apprezzare appieno i gialli.

Punto a favore dell’autrice? La narrazione a tre voci…femminili: la ex (oggi alcolizzata), l’attuale moglie data per scontata e poi vabbè, quella ammazzata.

 

Consigliato:

• a chi si ama stalkerare anche solo con la mente
• a chi, quando torna a casa la sera, guarda all’interno delle finestre illuminate
• ai pendolari (in qualche modo devon pur passare il tempo)

Sconsigliato:

• a chi abita vicino alle ferrovie
• a chi non sa viaggiare seduto al contrario
• a chi pensa che l’alcol sia una soluzione